Scipionyx samniticus
Scipionyx samniticus
Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, che ha sede in
Viale degli Atlantici 14/16 a Benevento.
È possibile accedere alla mostra permanente:
- dal lunedì al Sabato, dalle ore 9:00 alle 18:30
- la domenica, dalle ore 9:30 alle 13:30
L’ingresso è gratuito.
Scipionyx è un dinosauro teropode appartenente al gruppo dei compsognatidi, descritto preliminarmente nel 1998 e oggetto di una recente ed estesa monografia. L’olotipo e unico esemplare noto misura meno di 25 cm dalla punta del muso all’estremità conservata della coda (in vita doveva raggiungere i 50 cm). Le proporzioni corporee, il muso corto, la fontanella fronto-parietale ancora aperta, la probabile presenza di uno spazio per il sacco del tuorlo nell’addome, il grado di ossificazione della colonna vertebrale e la dentatura indicano che Scipionyx morì qualche giorno dopo la nascita. L’esemplare conserva una varietà di tessuti molli mai vista prima in un fossile. Tra i tessuti interni vi sono legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell’esofago, tracce del fegato e di altri organi ricchi di sangue, l’intero intestino, vasi sanguigni mesenterici, muscoli del cinto pelvico, degli arti posteriori e della coda. I tessuti esterni sono rappresentati dall’astuccio corneo delle falangi ungueali. Le fotografie realizzate con il microscopio elettronico a scansione mostrano l’eccezionale fossilizzazione dei tessuti molli e di strutture subcellulari, come la striatura a bande dei sarcomeri nelle cellule muscolari. La microanalisi degli elementi chimici al SEM ha dimostrato che la macchia rossa contenuta nel torace del dinosauro è un accumulo di minerali di ferro derivante dalla decomposizione dell’emoglobina del sangue, concentrato nel fegato, nel cuore e nella milza. Per contro, i residui di muscoli diaframmatici presunti da alcuni paleontologi in realtà sono soltanto un nodulo di calcite, non compatibile con la conservazione degli altri tessuti muscolari. Questa evidenza, unita ad altre osservazioni anatomiche sulle ossa e sugli organi interni di Scipionyx, smentisce l’ipotesi che nei dinosauri la ventilazione dei polmoni fosse aiutata da movimenti “a pistone” del fegato come succede per i coccodrilli odierni. L’esemplare contiene numerosi resti di cibo, tra cui una zampa di lucertola e alcune scaglie di pesce. Lungo il tubo digerente ogni resto occupa una posizione precisa, consentendo di ricostruire la cronologia della nutrizione del piccolo dinosauro.
Bibliografia
Il Geosito di Pietraroja è un luogo dal valore storico, culturale e scientifico unico nel panorama nazionale, che racchiude in sé una ricchezza di fossili animali e vegetali dalla bellezza e rilevanza scientifica riconosciuti a livello internazionale da molti anni. Molti sono stati gli studiosi che hanno scritto sul valore e la ricchezza del geosito di Pietraroja.
I primi studi risalgono al tardi ‘700, negli ultimi anni del XVIII secolo, quando il geologo e naturalista italiano Scipione Breislak studiò ed annotò le sue scoperte scientifiche durante il viaggio esplorativo tra i vulcani e le montagne campane. L’opera, pubblicata nel 1798 e intitolata Topografia fisica della Campania, risulta essere la prima testimonianza scientifica sul Geosito di Pietraroja. Anche nel XIX secolo ci furono molte opere scientifiche che rimarcarono il valore e l’importanza geologica e paleontologica di Pietraroja, con il definitivo passo in avanti effettuato grazie all’impegno e agli studi di Oronzo Gabriele Costa che, tra il 1821 e il 1847, fu titolare della cattedra di Zoologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Molte sono state le opere che il Professor Costa dedicò a Pietraroja e alle sue “rocce” tra le quali ricordiamo: “Annali dell’Accademia degli Aspiranti Naturalisti in Napoli” del 1847, “Memorie della Reale Accademia delle Scienze in Napoli” del 1857 e “Atti dell’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli” del 1866. Negli ultimi anni del XIX lo scettro del divulgatore e ricercatore scientifico principale sul Geosito di Pietraroja passò da Oronzo Gabriele Costa al professor Francesco Bassani, docente di geologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Tra le sue opere accademiche, ricordiamo in particolare “Rendiconti del Reale Istituto d’Incoraggiamento in Napoli” del 1892.
Nel ‘900 non vanno dimenticati gli studi effettuati dal professor D’Erasmo e dal professor D’Argenio e, ovviamente, la scoperta del fossile di Scipionyx effettuata nei primi anni del 1980 ad opera del paleontologo amatoriale Giovanni Todesco e la sua famiglia. Lo Scipionyx, il primo dinosauro mai scoperto in Italia, è stato presentato alla comunità scientifica internazionale solo nel 1998 tramite la prestigiosa rivista scientifica Nature, pubblicando gli studi effettuati sul fossile ad opera di Cristiano Lorenzo Dal Sasso e Marco Signore.
Di seguito riportiamo una dettagliata bibliografia relativa al Geosito e ai fossili in esso ritrovato.